Lo Sciopero in Italia

Principi costituzionali e definizione

La Costituzione italiana riconosce il diritto di sciopero e ne definisce i limiti. L’articolo 40 afferma che «il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano»senato.it, mentre l’articolo 39 garantisce la libertà delle organizzazioni sindacali. In pratica, i lavoratori (singoli o riuniti in sindacati) possono astenersi collettivamente dal lavoro per rivendicare migliori condizioni economiche o professionali. Lo sciopero è quindi un’azione collettiva non violenta dei lavoratori, disciplinata dalle norme italiane, che stabiliscono le procedure e i limiti entro cui può essere svolto.

Normativa principale sullo sciopero

La disciplina del diritto di sciopero in Italia si fonda sulla Costituzione e su leggi specifiche, tra cui:

  • Articolo 40 della Costituzione: riconosce il diritto di sciopero «nell’ambito delle leggi che lo regolano»senato.it.

  • Legge n. 146/1990: disciplina gli scioperi nei servizi pubblici essenziali. Definisce come essenziali i servizi volti a garantire diritti costituzionali fondamentali (vita, salute, istruzione, trasporti, comunicazioni, ecc.)e istituisce la Commissione di Garanzia per vigilare sull’attuazione delle norme durante gli scioperi.

  • Legge n. 83/2000 (11 aprile 2000): modifica la L.146/1990 introducendo obblighi formali per gli scioperi. I promotori dello sciopero devono comunicare per iscritto, con congruo preavviso, durata e motivazioni dell’astensione. La stessa legge prevede inoltre procedure obbligatorie di «raffreddamento» e di conciliazione da attivare prima di proclamare uno sciopero.

Ambiti di applicazione e limiti

Il diritto di sciopero spetta in linea generale a tutti i lavoratori, sia del settore privato sia del pubblico, ma trova limiti quando entra in conflitto con altri diritti costituzionali. In particolare, la legge 146/90 stabilisce che, nel contemperare lo sciopero con il godimento dei diritti della persona (alla vita, alla salute, alla mobilità, ecc.), devono essere assicurate le prestazioni essenziali. Ciò significa che, mentre nel settore privato «non essenziale» lo sciopero può essere proclamato relativamente liberamente (regolato dai contratti collettivi), nei servizi pubblici fondamentali (sanità, trasporti, istruzione pubblica, protezione civile, poste, telecomunicazioni, ecc.) l’astensione è subordinata a specifiche condizioni e garanzie. In questi casi si prevedono procedure aggiuntive per garantire servizi minimi o fasce orarie di attività, così da salvaguardare gli interessi della collettività anche durante lo sciopero.

Sciopero nei servizi pubblici essenziali

La legge 146/90 elenca i servizi considerati essenziali, volti a garantire i diritti fondamentali della persona. Ad esempio, rientrano in questa categoria la sanità, l’istruzione pubblica, i trasporti pubblici (anche extraurbani e per le isole), la giustizia, le telecomunicazioni e i servizi bancari di pagamento, tra gli altri. Nei settori considerati essenziali lo sciopero è ammesso solo a condizione che sia garantito il funzionamento di prestazioni indispensabili: le autorità (prefetture, enti locali, ministeri competenti) coordinano l’erogazione di un livello minimo di servizio, mentre le parti sociali devono concordare obbligatoriamente misure di tutela (ad esempio fasce orarie garantite o altre forme di continuità). In questo modo si cerca di bilanciare il diritto dei lavoratori alla protesta con il diritto dei cittadini alla salute e ai servizi di pubblica utilità.

Procedure di proclamazione e Commissione di Garanzia

Le leggi italiane richiedono precisi adempimenti formali per indurre uno sciopero. Dal 2000 è obbligatorio comunicare per iscritto agli enti interessati la data, la durata e le motivazioni dello sciopero, con un congruo preavviso. Prima di proclamare l’astensione, la normativa (o i contratti collettivi) prevede anche fasi di «raffreddamento»: cioè tentativi obbligatori di conciliazione tra sindacati e datori di lavoro. La Commissione di Garanzia, istituita dalla legge 146/90, ha il compito di vigilare sul rispetto di queste norme nei servizi pubblici essenziali. Essa valuta la regolarità procedurale degli scioperi (ad esempio, verifica la presenza del preavviso previsto) e può segnalare eventuali violazioni alle autorità competenti. Grazie a queste regole e al ruolo della Commissione, il sistema italiano persegue un equilibrio tra il diritto di sciopero e la tutela dell’interesse generale.

Indietro
Indietro

Malattia e infortunio sul lavoro

Avanti
Avanti

Smart Working in Italia